Uomini Facili
U
Io, un uomo:
De nobis ipsis silemus.
Nulla di me mi abita.
Ad orecchie chiuse ascolto il frangersi delle parole e la loro muta condanna a morte.
La mia assenza, santità mostruosa della perversione.
Inadatto alla vita, fingo la vita.
“Casto come la carta, sobrio come l’acqua, portato alla devozione come una comunicanda, inoffensivo come una vittima, non mi dispiacerebbe di passare per un debosciato, un ubriacone, un empio e un assassino.”
Charles Baudelaire
“Ho commesso il peggiore dei peccati
che possa commettere un uomo.
Non sono stato felice.”
Jorge Luis Borges
Immaginate tante vocine commuoventi di nani che computano: “Il mio sarto è scapolo” in latino. Io ero in mezzo a questi ed ero una specie di mima muscoletta col musetto pieno di sputi di sole, due oblò con frangia tra un azzurro che, se facevo una passeggiata, virava al verde, sempre bella pulita fra le ditina dei piedi, il di sotto le scarselle, là dove si annidava la polvere. Mettevo mezzo litro di profumo e i dentini li shampavo, li lozionavo, li frizionavo e li raschiavo. Quando andavo a scuola brillavo come una moneta a fior di conio. Me l’aveva insegnato mia madre, urlando tutte le mattine, mi deratizzava e mi rendeva un oggetto sterile, nel senso che sterminava virus, batteri e funghi. Lo so, amici, che da vicino nessuno è normale, ma non ero come gli altri con le cispie da sonno e unghie nere da piccoli orchi, costoro, se hanno una foto di allora, dovranno togliere le macchie con il photoshop. Mettevo solo Lev’is, Clarks e Roba di Kappa.
Ricordo che le uniche armi di offesa e difesa dei maschi erano fisiche. Uno mi ha tolto il piacere di rispondergli perchè mi ha preso come una valigia dalla cintura. Piccoli salsicciotti, ripieni di noia, peggio che al Carmelo, l’unica allegria erano le feste in casa: quando uno ti invitava a ballare allungava due braccia incurvate da ballerino mondano su un cantiere edile, mani a manubrio e il bacio pasticcione. Poi c’era l’arte dello svincolo dalla sala delle feste con dissolvenza diretta. Io no, io non potevo, perchè in genere le feste erano a casa mia, ma molte amiche mi raccontavano storie incredibili: c’era chi, contro la lavatrice, in piedi, esibiva forza e disinvoltura nel sollevarla sul loro punto d’appoggio, come Atlante che solleva il mondo e, quelli più bravi, la passeggiavano anche un po’ per dimostrarle che sapevano suonare camminando. Le ragazze vanno matte per questa impresa, avviso la popolazione, oltre ai tatuaggi tamarri tipo teschio sul petto, diventano all’istante civettuole appese al vostro collo.
Eravamo più femmine che maschi al liceo, ma i maschi sulla lunghezza hanno preso l’onda: nella vita hanno, poi, guadagnato di più e hanno avuto più potere delle ragazze, anche se le femmine erano molto più preparate, molto very assai di più: interrogazioni da circonferenze stampa, imbottite di sapere fino all’orlo del bordo, con l’occhio che sagacia e la parlantina disincantata, sì, eravamo tutte pronte alle più delicate manovre previste per un planninghe radioso, ma per la morbida felicità dei figli, per stare nel torrido mondo dei sentimenti, ci siamo perse nel labirinto delle piccole emozioni.
Se oltre al fatto che si fosse maschio, si era anche del CL* e, ciliegina, laureato alla Cattolica, allora si era dentro ad una specie di bolla protetta, si era superman con i suoi super poteri, si era un picciotto di una mafia in cui ti si spianava la strada davanti, se non eri paraplegico, ragazzo, non potevi non fare carriera. Dovete immaginare una mano che lava un’altra e un’altra e un’altra all’infinito, finchè si diventa tutti parenti stretti.
Vedo la faccia sorridente di chi era con me a scuola sul bus di Brescia per la campagna elettorale, è maschio, del CL ed è là in cima. Quando l’ho incrociato, gli ho sorriso finemente (non tentare, non ci riuscirai mai) naturalmente non mi saluta più: saluta il gatto della portinaia il Nunzio apostolico?
In questa silenziosa, sorniona associazione d’affari ci sono commercialisti di grido, scrittori, giornalisti e molti, (Andreotti, Formigoni, Maria Stella Gelmini) molti politici, della corrente di colui che da un ventennio ce la spalma come mostarda la sua irritante, indiscutibile, insopportabile bravura. Parlo di quella vecchia simpatica scimmietta con la testa a palla, senza collo, posata su un busto corto, le orecchie a lenzuolo, gli occhi tirati pieni di innocenza e sordo come una campana ( ti piace sordo come una campana, vero? To’! Sei contento, godi? Bravo! Ne ho moltissime di simili.) alle nostra grida.
So che indovini chi è senza dire il nome, sì è prorio quello così bravo che non si fa snaticare dalle belve attorno, anzi le belve sono state ammansite come mendicanti napoletani su un pulman di turisti.
Fratelli, sappiate che i maschi adorano più che la politica, le conseguenze della politica: partire per New York come tu ti rechi dal tuo tabaccaio, avere le escort, belle come fuochi d’artifricio cinesi, pretrentine possibilmente. Alcuni, a dir la verità, sospetto siano un po’ omosessuali, sai quando tengono il braccio destro incollato al corpo come la zampa di un trampoliere, fa ricercato, ecco costoro apprezzano più i trans. Adorano sottigliezze come alzare il culo di otto centimetri quando arriva uno sopra loro, la cortesia in politica before all come diceva la quina Victoria e hanno idee solo sul lato destro del bulbo, quello freddo.
In fondo anche i contadini dell’800 quando si asciugavano il frontone con un rovescio di manica, loro, fieri e pieni di dignità, come i seminatori di Telemaco Signorini, avevano da un lato un silvio antico da emulare e, dall’altro, un Dio da temere.
L’unica donna che non ha pensato che il CL fosse un mondo maschile e un modo per far carriera, fu la mia giovane professoressa di italiano. Si è rinchiusa in un convento di vera, durissima, irreversibile clausura.
Io c’ero quando era sdraiatara a terra per i voti, al rinfresco con acqua pura e panini vuoti, c’ero a scriverci lunghe lettere e ancora c’ero, dopo alcuni anni, davanti a lei, magra e radiosa, dietro ad una grata e dietro a due occhi, in cui mi sono vista bella e giusta.
Ora, mentre lei è a capo chino nel suo scranno in chiesa, i suoi compagni sono a far presenza/ingombro tra le strade, chi con facce da colica a lungo trattenuta, chi col cranio da paiolo gibollato, chi con le guance di mela rossa lustra. Alle interviste tutti ormai hanno imparato a fare lo sguardo di snob seccati, come un’aquila che vede dei tacchini nel suo nido.
Mentre lei dice vespri, loro girano con mostri grandi come autobus dall’interno dal buon odore di cuoio tedesco e con cruscotti come quelli del Concorde.
Mentre lei si tormenta per essere più vicino a Dio, il loro tormento è il music hall, copertine chiassose, con il loro nome in caratteri esclamativi.
Mentre lei si allunga per prendere la particola, loro si telefonano decilitri di quello buono, hanno bar con coccole raggruppate come squadre di calcio.
Mentre lei sta in un silenzio simile alla caduta delle pietre nel cosmo, loro sballano e sbandano sulla verità per demolire i loro nemici.
Mentre lei digiuna, i grossi squali bulimicano con una lingua lunga come il tappeto rosso della regina Betta.
Mentre lei apre per l’ennesima volta il vangelo, loro comprano la Repubblica con l’allegato D per le signorine discinte.
Mentre lei prega sola, chiusa nella sua celletta, tutti gli altri, tutti quelli con cui parlava di fede, sono in giro per il mondo meravigliosamente traviati, straviziati, travolti e stravolti.
*Comunione e Liberazione (spesso abbreviata con CL, da cui il nome di ciellini dato ai suoi aderenti) è un movimento ecclesiale cattolico fondato dal sacerdote e teologo Luigi Giussani, che si caratterizza per una forte proprensione alla presenza attiva di suoi esponenti nella società e nelle istituzioni. Fonte: Wikipedia
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