Come si fa a (non) morire.
Sto studiando come si diventa vecchi. Ho un parco di studio che è l’ospizio, posto dove si dà per sempre ospitalità. Nell’entrare sembra un dormitorio di catalettici. Poi, guardando bene, vedi che, minuscola, piccola piccola, esile come un filo da pesca, c’è ancora la vita. Il cuore batticchia ancora, ma non è giusto come il nostro. Molti non vincerebbero la maratona di N.Y.
Di alcuni diresti che non arrivano alla fine del mese, di altri, litigiosi come dannati da sembrare eterni, si schiantano durante il sonno come quando il macellaio con un colpo di pesta-carne d’acciaio appiattisce una scaloppa. Ma come, non era quella che gridava sempre? Ora è lì schiacciata in un letto.
Quasi tutte donne. Quasi tutte emiplegiche, da sedute cadono in avanti con la testa. Gli uomini scompaiono prima: o nei primi mesi della pensione o più tardi, facendo qualche lavoretto.
Se tu avessi una persona che ci tenesse tantissimo a te potresti non morire per tantissimo tempo. Se tu stessi invecchiando e una persona tentasse di tutto per farti vivere, forse supereresti i limiti del tuo DNA, supereresti la malattia, la vecchiaia e potresti rimandare la morte indietro.
Mettiamo che esista un essere umano che ha tutti i familiari morti di malattia verso i settanta anni. Quando arriverà a settant’anni gli capiterà qualcosa che lo finisce.
Se invece qualcuno cucina solo cibi che gli fanno bene, analizzandoli uno a uno in modo da capire ciò che non gli fanno venire tossettine, pruriti e tachicardie, piccoli sintomi che indicano intolleranze, ecco già una buona parte di strada è fatta.
Poi diventa importantissimo curare il suo umore. Gli infelici muoiono prima. Bisogna studiare bene la sua psicologia, che enneatipo sia, che passioni ha, che cosa fa ridere, cosa intenerisce e cosa tranquillizza. Far ridere, intenerire e tranquilizzare sono i tre verbi che devono alternarsi continuamente nel vecchio. Far ridere un vecchio è facile: se li si conosce bene, si sa di cosa ridono, e ridono sempre della stessa cosa. Intenerirli con la musica dei loro tempi o con film o serie televisive scelti allo scopo. E renderli tranquilli raccontando a bassavoce i fatti più semplici, facendo capire che tutto è normale, il mondo continua, nel loro dormiveglia confondono la loro vita con quella degli altri.
Infine fisicizzare molto: massaggi, carezze, baci, abbracci, anche a chi non amava esser toccato. In vecchiaia diventa un bisogno profondo di tutti.
Altre piccole cosette sono: tenere il vecchio in penombra, spesso sono tutti foto-sensibili, alla temperatura giusta e lontano dal casino.
Penso di aver detto tutto.
E’ un gran gioco. Un gioco di spinte. E’ spingere una tartaruga gigantesca di settanta chili. Ma anche se non pesasse settanta chili è voler spingere verso la vita chi non ha più l’istinto di conservazione. Perché non vi ho detto che dopo i novantacinque anni i vecchi non mangiano più, rifiutano il cibo, rifiutano, cioè, la vita.
La matriarca o il patriarca vorrebbe morire.
Nel mio ultimo libro parlo di un uomo che è riuscito ad essere un immortale*. Ho trovato la soluzione, io. Uscirà ai primi di ottobre.
Nel libro do la soluzione su un piatto d’argento. Basterà leggerlo e a ogni pagina strapperete la sorpresa, pezzo per pezzo.
“La gioia più grande di un immortale”, edito da Castelvecchi.
Questi i suggerimenti giusti, l’umore è essenziale le endorfine ormai non più tanto disponibili vengono rilasciate mettendo in moto la vita, senza stimoli si spegne tutto, anche la voglia di mangiare, musica , film , coccole e risate e il motore ormai stanco si rimette a girare.
Molti vengono parcheggiati senza stimoli,in strutture poi abbandonati e la loro esistenza è segnata in modo breve un vecchio è un bambino infondo e va sempre spronato.
Come si fa? Te lo spiego io, ma solo fino al 78° gradino, oltre per me c’è l’ignoto, devi fare un gradino alla volta, sguardo sempre in avanti, non voltarti mai indietro, potresti precipitare nel mare dei ricordi e affiorerebbero solo quelli cattivi.
Grandissimo Francoooo! Questoè un sito comico e non sonoserissima, ma tu hai riassunto esattamente quello che bisogna fare. Chapeau.
Danieluccio bravo bravo bravo!