Crocefissi Vendesi

R

L’UNICA OCCASIONE PER VIVERE NELL ‘ULTIMO LIBRO DI MESSORI

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“Se proprio devi odiarmi fallo ora,

ora che il mondo è intento a contrastare ciò che faccio,

unisciti all’ostilità della fortuna,

piegami non essere l’ultimo colpo che arriva all’improvviso.

Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto,

non far indugiare un rigetto già deciso.

Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo,

ma vieni per primo.”

(Credo, spezzoni di William Shakespeare che ho sempre usato).

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Un mondo di insostenibile dolcezza e crudeltà, quale doveva apparire, in uno sguardo di congedo, al limpido occhio nichilistico della mia virtù.
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I particolari in una religione fanno la differenza, ma in fondo, sono tutte uguali.

Nel Medioevo c’è stato un piatto livellamento: dall’alto in basso e a rasoterra per i bambini.

Ora i sonnamboli si svegliano tutti piano piano.

Una volta trovata la via verticale, l’orizzonte diventa inutile.

Rimarrà solo pianto e gioia, senza dogmi e soprattutto il più pulito e solido Dio.

Ritornerà tutto a posto, sì, liberi e sinceri come selvaggi, assolutamente dispersi, evacuiamo piano tutti dalle chiese.

Sbloccheranno i crediti dei santuari per il traforo del tunnel di Messina, (perchè non passano sotto l’acqua come nella Manica?). E non dite che è poco.

Pregheremo sottovoce da soli, da bravi onanisti, ma guarderemo finalmente la vita con lenti di velluto.

“Avanti Savoia!”, periartriterà ancora il Papa, ma quando si girerà non troverà più la sua truppa. E mogio mogio salirà la scalinata di San Pietro deserta, scomparendo nel suddetto edificio. Match pari, buon uomo, abbiamo perso da entrambe le parti e da tutte le altre parti.

Tutti i capi religiosi dagli ayatoallh, ai patriarchi, ai rabbini, al papa, andranno finalmente a guadagnarsi da vivere.

Arrischio una dieresi di sguardo sugli utensili di mia nonna che servono a lodare il Signore, il quale è, davvero, come un oste che ha il suo bel da fare per scacciare fuori gli sbronzi fradici di fede che voglio cantargli l’ultimo alleluja. Ah, sapete, mia nonna, ha perduto la macinatrice di cibo: “Penso d’averla buttata con la minestra!”, nostalgeggia.

Come rintracciare il luogo di cui a proposito del quale ci sono i denti fasulli?, incredulizzo. Per fortuna che è rimasta una della provincia: appena sbafato, ronfa: E si tira avanti.

Le credenze religiose si perdono come i denti dei vecchi, piccini miei, una dopo l’altra. Prima i canini, poi gli incisivi e, ultimi, i molari, i più grossi, ma prima o poi, come le scarpe in una moschea, ci si scalza, rimarremo tutti in pedalini.

Meno credenze, credetemi lo stesso ora, meno odio, meno diversità, meno parrocchie. L’odio è un prodotto delle ammucchiate: l’aggressività viene alimentata e orientata dal gruppo, mio buon fra’ Cristoforo Colombo: il gruppo ci fa sentire sempre dalla parte della ragione ci permette di diventare aggressivi senza sensi di colpa.

I fondamentalisti, poi, si sa, non hanno senso dell’umorismo, che è il più forte smontatore di intolleranze.

Per tenere vivo l’odio, devi riportarlo continuamente alla memoria ed è giusto il ruolo del gruppo. Ci vuole chi lo riattivi, chi lo rinfocoli, altrimenti, fisiologicamente, il rancore passa. I soldati nelle trincee tendono a odiare meno col tempo, soprattutto se fraternizzano, se si scambiano le sigarette.

(Fatti un regalo, fratello, almeno ogni tanto, se puoi, fai finta che sia normale non riuscire a stare senza me, cerca un modo per difenderti.)

Ho visto gente invecchiare di colpo. Avviene in un’ora, certe volte, ciò che non accade in una decade: peripezie, colpi bassi, sfortune grandiose demoliscono mente e fisico. Il disastro rimane irreversibile, giovinotti! Se a questo sventurato, invece di un buon Dio, dolce e fortissimo, gli offri paura e ricatto, vergogna e pene durissime, ecco è come dare ad un affamato delle fiches per comprarsi da mangiare, denaro in formica, pezzi di plastica, pezzi di niente, bei gettoni colorati.

Ci sarà un giorno che saremo tutti a disposizione di chi è disponibile. Anche Dio si affiancherà a noi col suo passo pachidermico. Questa è la civiltà, fratelloni! Quando siamo intrepidi, epici, umani, forti “in caso di necessità”, come Kecifailì: un uomo che con una sola mano stappa lo Champagne e sgancia il push up alla sua femmina dai seni affilati col temperamatita, ma che diventa, se si fa male, un cristo indifeso che piange e urla.

Ci sono due tipi di fondamentalisti: gli spietati, che vi ho spiegato nei minimi particolari nel post (“Me ne vo'”) e gli altri, che sono mia nonna, tutti i pii e Messori, il più grande scrittore cattolico. Tutti quelli, cioè, colpiti dalla “grazia”, termine tecnico in religionese per dire un’automatica fede, che è, in realtà, una profonda paura di vivere.

Messori è stato meticolosamente studiato come un grosso e raro insetto dalla sotto e soprascritta. Zelante, lucido di logica, conosce tutti i trucchi e gli inganni per divertire: mestierante e buon divulgatore dei suoi vecchi capi, Wojtyla e Ratzinger. L’ho studiato bene: tenta di alleviare la propria insicurezza cercando una forte figura protettiva, vuole una guida, vuole regalare la propria lealtà a un organismo protettivo come la Chiesa, ma poteva essere anche un’azienda o un partito. Ha sempre le idee di “noi contro loro”, è un po’ paranoide: analisi a manetta, per questo sta bene nella gerarchia: poter delegare i pensieri allevia le responsabilità.

“Dubium sapientiae initium”, diceva Cartesio, che più che fobico, fu controfobico: mangiò i topi perchè ne aveva paura. Il dubbio è sano, per carità (provate a vedere il film IL DUBBIO, bellissimo!) portato all’eccesso paralizza: “Oh dolce signore, la Chiesa ti toglie la fatica di scegliere, ma chi altri, oltre a te, ti potrebbe guidare?”

Ho appena finito il suo ultimo libro su di sè, l’ho letto con molta attenzione e posso dire di lui questo: la sua vita è “intorno” al suo Padrone, che purtroppo non è Dio, ma un nobile, severo, altezzoso nonno, il papa.

A 19 anni, si sa, formiamo il carattere. Il Nostro, Victor, era attratto da entrambe le facce della legge, poteva diventare un bandito come un poliziotto, una religione vale sempre l’altra, è casuale, come chi si vuol sposare non importa con chi.

E lui, questo charlot del papa, questo signore con una moglie cattivissima, forse dai capelli tinti, che non fa sesso, questo stupratore di Pascal, che non ha il minimo sospetto di poter diventare un libero pensatore, che gira con una corte di fans, che va in televisione come un divo, ma che torna sempre a casa la notte nel suo candido lettino, che passa il tempo con bambini potenti molto malati, piuttosto che con un solo adulto molto sano, che non si sognerà mai di ascoltare il suo spaventato istinto, lui, così altisonante e altoparlante, così soperchio e strepitoso, ha paura di camminare da solo, come un bambino senza la mano del padre sperduto nei grandi magazzini.

Affrettato corre per le strade di Desenzano, curvo con passettini piccoli di topo. Vorrei dirgli: fratello, tu così disperso in un mondo fantastico, non farti mai prendre dal panico e mantieniti folle, io lo sono, ma, come vedi, mi comporto da persona normale.

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