DA CHE PARTE STARE?
C’è un governo di sinistra protettivo, che continua a dare soldi a pioggia, così come se avessero una grande dolcezza nel core per tutti.
Costoro fanno incominciare le scuole tardi, il 14 settembre: poverelli i nostri piccoli studenti, penseranno, non affatichiamoli.
E che le lezioni durino tre quarti d’ora per carità, non un’ora come si è sempre fatto, sempre per non disturbare i ragazzi.
La notizia di oggi è che il governo verserà ai nonni 1200 euro al mese, forse perché sperano che facciano i baby sitter o che diano quei soldi ai figli.
Questo è un modo di governare materno, assistenzialista, generoso come le tettone di una nutrice, disastroso per l’economia. Non si sognano di incentivare le aziende.
Dall’altra parte c’è il governo di destra: duro, spietato, separatista, testosteronico, funzionale all’economia, modalità padre/padrone: chiudiamo i porti, le donne che non rompano, guardino i figli e lascino la carriera ai maschi. C’è il virus, la povertà? Chi ce la fa bene, i deboli imparino a non essere tali.
Io?
Io sono in mezzo. Una liberale* progressista, sensibile a tutti i problemi sociali. Una liberale perché non voglio regimi statali, ma che crede nelle donne e in giusti e calibratissimi aiuti ai poveri per non impigrirli.
Sono un papà buono o una mamma severa.
Difficile trovare chi mi rappresenti.
*Ricordo: liberale non è liberista.
N.B. Con gli ultimi studi di economia si è visto che a dare soldi (anche a fondo perduto) alla gente povera, questi non vanno mai perduti per due ragioni:
- aumentano i consumi: i poveri iniziano a comprare
- c’è una percentuale di poveri che avendo degli aiuti, riescono a farcela.
A dare i soldi invece alle aziende, queste invece non danno profitti, i soldi in genere finiscono nelle società, all’estero o nella finanza, ma non sempre salvano l’azienda o fa aumentare il reddito ai dipendenti (esempio Alitalia).
Inoltre nella società capitalista spesso le aziende se vanno bene gli utili vanno ai dirigenti. Se vanno male il risanamento è a carico della società. Dov’è il rischio dell’imprenditore?
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