Fiere addomesticate
In una cultura patriarcale diventare Madre vuol dire che una donna si deve sempre purificare, da immonda diventare monda.
Una grossa nube di odio maschile si spacca e piangendo acqua scura, da anarchica, isterica e irrequieta, la donna diventa “buona”. Dovrà assistere muta alla vita, non partecipare all’ilarità del mondo e dovrà diventare indispensabile e discreta.
Se una sera la Madre fa una domanda al marito nella sua cucina smaltata come un obitorio, ecco se fa una domanda al marito non può che essere per una questione grave: “Dove vai?”, lottando con il caldo da serra e i suoi pensieri cupi. Il marito non può dirle che spera che, fra un po’, gli dica di sì la piccola cameriera della villa in cui è giardiniere. Quindi o ride forte da uomo scaltro o si imbufalisce mettendole davanti un indice formato hot dog per “rimetterla nel recinto”.
Può essere che dica ancora qualcosa la Madre: “Ieri ho pagato il metano e la luce… per domenica hai invitato i tuoi amici a pranzo…”, “Insomma non hai più grana!”, lui, ancora più ingrugnito, perché: primo, è costretto ad andare al bancomat per ritirare le palanche, mentre, secondo, le avrebbe fatte fuori volentieri a cena con la camerierina: con donne così basta un’abbuffata perché vincano il pudore, anche se, certe volte, bisogna aggiungere anche un cuba libre al bar per le ultime obiezioni. Le aveva detto che era “carina”, con le ragazze del popolino queste frottole rendono sempre. Indossa degli orecchini scovati in una busta-sorpresa la fantesca, il rossetto fuori dai contorni come un manifesto stampato male e due occhioni larghi come due trombe. Lei gli prenderà il braccio fuori dal bar, appesa come una calza. Sembreranno due cafoni in viaggio di nozze. Non è una tipa da portare da un Presidente di qualcosa.
La Madre quando chiede i soldi al marito, si ricorda che c’era un lontano cugino che aveva un debole per lei, Costanzo. Non si è mai sposato. E quando viene a trovarla sembra uno che abbia l’ulcera. E’ alto, magro, con un ombrello accuratamente arrotolato, abbonato alla rivista Fiori Spontanei, palpa solidi dobloni ogni 27 del mese. Poteva sposare lui. Però a pensarci bene Costanzo ha i capelli a spazzola e l’aria acida, tipo cancro al fegato. E’ stato seduto per 50’anni su una ciambella di gomma in un ufficio dimenticato e polveroso, come lui. Non è uguale al marito, quel grosso Casanova con i baffi a manubrio di corsa e il naso torturato dai brufoli. Schiaccia sempre pistacchi in tasca e li mangia uno dietro l’altro, a casa, poi, prende il vino dalla bottiglia, sturata con i denti, facendo terribili lavande gastriche. Si siede a vedere la tv, infine, su una poltroncina Luigi qualcosa dalle gambe così esili da dubitare che resistano a cento chili.
La buona Madre uscirebbe dalla cucina/obitorio, tirerebbe fuori la bagnarola dal piccolo garage in fondo al giardino. Con una manovra sapiente girerebbe intorno alla casa, clacsonata d’addio, e, frusta cocchiere!, si lancerebbe nella vita.
Ma la donna deve morire per diventare Madre.
Ai tempi del massimo patriarcato una che si è ribellata fu Medea, raccontata da Euripide. Lei scelse tra i due ruoli, madre o donna, quello di donna. Sapete la storia, no? Non potendo sopportare che Giasone la tradisca, si vendica uccidendone i figli.
Il suo cuore faceva baccano, quel giorno, rughe rabbiose, una ciocca di capelli le pendeva in faccia, lo sguardo duro come lo spigolo di un marciapiede, uccise Giasone. Sarà stato in riva al mare, dove onde grige orlate di schiuma facevano da anfiteatro. Ha sferrato a quell’uomo un abbondante colpo di spada con la forza di un fabbro che con la mazzafferrata scarica tutta la sua forza su di un incudine. Mio Dio, che grande demolitrice!
Lui ha ciondolato come un toro ferito a morte, poi si è precipitato incontro alla terra.
Le madri che uccidono i figli, vogliono sempre castigare il marito. Euripide: «… quando una donna viene offesa nel suo letto, non c’è altra mente che sia più sanguinaria». Giasone cercò di renderla madre, da buon borghese, cercava di convincerla al dolce e paziente circo della maternità, come una madonna quieta e lontana. Ma lei gli ha urlato: «Io ti ho salvato… ho tradito mio padre e la mia casa… mossa più dalla passione che dalla sapienza… E dopo aver ricevuto questo da me, tu, infame, mi hai tradito; hai scelto un nuovo letto». Lui, certo, non pensava a una cattivona di quel formato.
Insomma Medea non si adatta. A Medea non interessa il benessere, la protezione e la pace familiare: «Non voglio una vita felice che mi faccia soffrire, né una prosperità che mi tormenti l’animo ». Giasone, il mediocre, non capisce niente: un errore fatale.
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