Cesira, la talpa, diventata cignesca.

 La Cavaliera

“Siorre e siorri, fatevi subito un abito dei vostri sogni!  Un abito della premiata ditta della Cavaliera! Pelle e pellicce con ingorborata la borsetta e bure le scarpe! Anche Elisabeth fra le nostre gendili glienti. Potrete anche risolvere i vostri problemi di cuore e di salute, numeri al lotto, lettura del pensiero, della mano e del piede, se lavato. La Cavaliera sa che stai soffrendo, sa che piangi nel buio! Abbiamo anche salotti completi stile Rockfeller, camera bambini, letti a castello, fino a venti, uno sopra l’altro, sotto i cinguandamila. Offriamo gratis caffè, prodotto dalle nostre piantagioni sterminate  a perdita d’occhio e messo nel distributore automatico. Sei ripetende? Non gapisci un gavolo quando il professore spiega? Hai cinguand’anni e non hai ancora il dibloma? Corsi di recupero dalla Cavaliera! Con noi diventerai anche più bella: rino, lipo, blefaro, natico, coscia… blastica! E i maschi si volteranno in mezzo alla strada come bestie in galore e vi chiameranno angora gnocca! Ma dove va il bambino più amato? Ma dove va il bambino più elegante? Ma dalla Cavaliera! Anche gins per neonati e ghei! Riceviamo nei giorni pari, dispari, la domenica, Natale, Pasqua, Ferragosto e bure la notte.

Trent’anni fa l’avrebbero arrestata, perchè nessun uomo, vestito da donna, poteva andare in giro, solo che non è un travestito, ma proprio una donna.

Ve la fotografo: veste cianfrusaglie Vuitton per nascondere le malefatte della menopausa. Tre giri di perlone con la clips e chili di Swarovski di buona annata, trucco di scena che si crepa come terra cotta, e ciglia lunghe come i denti di un rastrello da fieno.

Dopo due anni che lavoro per lei, mi ha detto l’ultima volta: “Lei è la Salvotti?”

“Sì, fino ad un nuovo ordine!” e mi è venuto in mente che prima di allora non mi aveva mai chiamata, ma fatto chiamare. Chissà cosa chiedeva: “Chiamatemi la cosa”? Ma ci pensate? Mi faceva chiamare e mi parlava senza sapere il mio nome! Io non potrei neanche chiedere la strada senza chiedere prima il nome!

Rapporti verticali, i suoi, come in un caporalato: la Cavaliera è come una maestra con tanti bambini o, se vi garba, una mistress con i suoi sub.

Partoriamo delle belle e grosse idee per costruire la sua gloria eterna, che lei fagocita in un sol boccone: idee sue… nostre… quisquilie tecniche.

Queste damazze hanno una vita professionale talmente lunga, che si è costretti a finirle a fucilate per farle smettere, come quei tali che rimbalzano senza fine sui teloni dei pompieri.

Ha anche un uomo dalle sembianze umane, uno civile e umile, che saluta e sorride, unica debolezza: zompa le nonne.

Certo che ci sono in giro dei disoccupati, che non osano più aggredire le fanciulle, ma preferiscono le tardone con i soldi. Sai che carezze la Signora con le dita costellate di bulloni? E’ come entrare nella grotta di Ali Babà, se non oso troppo qui dentro. Occorre tanta immaginazione per manovrare tanta carne avariata. I maturi signori  che corteggiano le vergini sono rimasti tutti nelle collane rosa pallido. Ma sono storie bianche scritte col bianco. La realtà, in realtà, si scrive col fango, sono le fogne a fare da inchiostro a noi scrittori.

E quando la Cavaliera dice: “Vado a casa”, uno pensa ad una casa, ma credetemi il vocabolario deve essere particolarmente elastico: è una piccola Versailles!

Quella, amici, è una che ce l’ha fatta nella vita.

Se decidiamo che uno che ha fatto i soldi ce l’ha fatta nella vita, ecco lei ce l’ha fatta!

Intendo, non è certo della razza delle portinaie! Povere cerbere che sacramentano tutto il giorno contro l’umanità che ha la colpa di attraversare il loro portone! Sanno che il ruolo dell’umanità è quello di passare: è come quei cartoni al tirassegno che passano, scompaiono, fanno un giro nel nulla e poi ripassano.

Mio padre diceva bonario: tutti i giovani dovrebbero essere comunisti. Sottintendendo che poi i giovani maturano e diventano di destra. Io non facevo eccezioni, all’inizio ero con chi urlava: “Basta con i privilegiati!” Ma dato che sono una possibilista di sinistra e anche una  possibilista di destra io urlavo solo: “Basta!” o “Vergogna!” che va bene su tutto.

Importante è far parte della storia. Avere brividi patriottici, come quando si recitava “Il Piave” in coro, ora così inquinato con quella schiuma bianca, gli alpini morirebbero di leptospirosi, più che per piombo austriaco.

Ah i Cavalieri, i Cavalieri…! Silvio almeno è simpatico! Si alza dall’alcova della sua ennesima amante senza un’ombra di barba che incornicia il suo ovale perfetto, con i capelli lucenti già pettinati, non come gli altri che si alzano con la faccia da bulldog e con l’incotonatura. Lui si infila i jeans senza mutande e un maglione grosso di lana caprina, senza la maglietta e senza soprattutto che si scateni la guerra sulla pelle. Infine, senza andare in bagno, va verso un’altra giornata di successo e di amore! Eccolo nano, ma bello, cammina con le zeppe attaccate ai piedi come le geishe. Adoro nella gente di destra i tentativi di apparire gradevoli, profumati, eleganti. Lascio a voi i trascurati e i sformati.

Purtroppo i politici, lo sapete, quando dagli affari passano alla politica cambiano linguaggio: un on/off. Da imbonitore tipo Cavaliera, si spostano su frasi: “Ferma condanna…, severo monito… crimine disumano… sdegno… stupore… raccapriccio”. Dopo queste, bisogna subito far seguire quest’altre: “Impegno comune… volontà di costruire… facendo appello a una rinnovata coscienza…”

E noi lì ad ascoltare con il sospetto che ci prendano per il culo. Non è simpatico, dài!

Dovremmo fare qualcosa. Le marce. Non restano che le marce! Ma per trovare parcheggio è un inferno.

O lo sciopero della fame come quell’indiano con il pannolone. Chiamavano da tutto il mondo con ansia: “Hai mangiato? Neanche la frutta?”

O è utile anche telefonare alla Casa Bianca: “Guarda che non andiamo mica bene, l’avete fatta grossa in Irak!”

La giustizia non è qui, rivolgetevi al piano di sopra: aureole, arpe, luce… Qui, se si vuole, c’è solo  una grossolana e patetica allegria.

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