Rabbia Rabbiosa
AMARE CON RABBIA
RABBIOSO AMORE
E se la rabbia fosse l’energia eccessiva dell’amore?
I problemi non si risolvono, si affrontano.
(Ma fate tutti piano che potreste fargli male.)
Un’emozione è solo una reazione fisica al pensiero.
(Ecco il golfino perché tu non prenda freddo.)
Si è responsabili di ciò che si prova.
(Posso accompagnarti per un pezzo di strada?)
Io no grazie, non voglio che tu mi guarisca, ma che tu mi ami.
(Sopravviverò a tutti quelli della mia età.
Intanto ti aiuto a scendere le scale.)
Sono frasi mie. Le riconoscerei in mezzo a un discorso, come una gatta i suoi cuccioli. Sono i piatti dove mangio tutti i giorni.
Mascagni “La cavalleria rusticana”: “Se muoio me ne vado in paradiso se non ci trovo Te, neanche entro”
La rabbia si prova e basta, è stupido, pericoloso ed è inutile dire non bisogna arrabbiarsi. La descrivo qui, non la giudico. La consapevolezza ce la renderà innocua.
CRUDA, DURA, RUDE
Il cattivo umore di chi è sveglio tra chi dorme
Quando rompo le palle* me ne accorgo. E lo faccio con disperata soddisfazione. E’ una vendetta torva e sinistra, è come dire: sei troppo stupido per lasciarti in pace.
Ho suonato il campanello alle sedici. Dopo rampe e rampe di scale ero davanti a una tipa con figlia al seguito: grassissime. E un marito mingherlino. In un attimo erano tutti intorno a me in canottiera e in silenzio. Faccio spegnere la televisione, ma ce n’è un’altra e un’altra ancora, tutte a manetta, in cucina, in camera da letto. Fanno orge di TV. Ho detto: bisogna essere dei pervertiti per vedere quella roba, neanche mia nonna ci riesce. Non si offendono perché non capiscono.
Faccio domande e scopro che sono della Puglia. Dico che ho il marito di lì. E’ una bugia, naturalmente, ma l’unica speranza per comunicare con i meridionali è creare un nesso con il loro paese. Un po’ si svegliano, infatti, dal loro sonno triste e faticoso. Scopro che non hanno mai visto Bari, né Lecce e non hanno mai sentito dei trulli trullalà. E inizia l’odio.
Fa un caldo mostruoso lì e non è ancora estate. Sono in un sottotetto, è come ai Piombi, il carcere da cui non si poteva evadere e che univa la tortura dell’insopportabile freddo in inverno all’insopportabile caldo in estate.
Mi dicono che da trent’anni, giusto l’età della dentona, telefonano al Comune per la questione del caldo. Pagano 101 euro al mese d’affitto e chiamano da trent’anni! Ho detto all’omino: “Ma perdìo in trent’anni non ti è venuto in testa di mettere un po’ di polistirolo, dei portauova o anche del sughero sul soffitto?” Te lo monto io se vuoi. Io, secca e gnecca, senza attenuarmi neanche un po’!
Mi dice che la figlia non ha lavoro, perché non ha le patenti. Secondo me è perché è grassa da impazzire, un grasso da paura. Racconto che i calzettai della zona portano a casa della gente, magra o obesa, le calze da finire, dopo un mese ripassano, portano via e ne danno altre e anche pagano, se sei fortunata.
Parlo dell’artrosi, cosa fare per fermarla. Dopo un’ora che dettaglio le parole come con i sordomuti, la Banamadre si alza e va a prendere un’apparecchiatura di un metro e mezzo, una bestia mostruosa, cinque terapie, non c’è neanche al Rizzoli. Rimango basita, è nuova di zecca, tutta sotto cellofan. E’ costata cinque mila euro, hanno pagato rate per due anni e mezzo e ne hanno ancora da pagare per due anni e mezzo. Il libretto delle istruzioni è un manuale per piloti di super jet.
Proposta: “Aggiungi 1000 euro in più e te la faccio usare, tento di fartela diventare semplice, Ignuranta, hai poi la mia assistenza, il mio sorriso e ti spiego a tempo perso com’è fatta la Puglia, che non è poi tanto male, soprattutto non sarete dimenticati, una persona al mondo vi proteggerà un po’ da voi stessi, anche se le viene da piangere”.
Mi dice di no la badessa. Nooo? “Maledizione!” le ho esclamato, come nei romanzi di Alexandre Dumas padre, “Pensavo che voi mi amaste ormai!” Gli occhi sono lì, tutti e sei, senza intelligenza. Sono occhi tremendi, si spostano senza fermarsi mai su nulla. Senza essere un neurologo, si può dire che in loro c’è una certa forma di debilità mentale: nella loro testa bianco su bianco. Me li immagino per anni anni, giorni tutti uguali.
Io sembro irriverente, irrispettosa e all’occorrente un po’ volgare, ma, in realtà, sono solo brusca perché la pazienza mi manca: “Ehi, Compara, non hai capito, hai buttato via 5.000 euri, io ti do la possibilità di sfruttarli! Non vedo altre soluzioni: o ne butti cinquemila o ne spendi mille”. Sono talmente handicappati loro, che non so che dire io! E pensare che gente così ha diritto di voto.
La faccio firmare, tre ore per scrivere un Annamaria più inclinata delle canne in un tifone.
Alla fine piena di odio dico a lei: “Ohi, hai firmato un contratto, testa insonorizzata, lo rompo perché mi fai pena. Ma, se riesci, svegliati!”. E me ne sono andata. Mi sono staccata dalla grande mandria variopinta di tre celebronti, senza brio, rimbambitamente divorati dall’ignoranza e la piccola corridora trampola in salita per la sua vita. Io, sì, non mi sono dimenticata di mollare il freno a mano alla nascita.
Andiamo tutti allo stesso traguardo, no? Se prendi bene le curve, però, arrivi prima. E’ questo che ci frega: ci sono un paio di volte nella vita in cui vai giù invece che su, vai nel burrone e, in genere, ci resti.
Io, fratelli, divento secca e gnecca perché l’indifferenza mi sembra peggio. Alcuni sono dimenticati dal mondo e anche Dio non li ama. Dio non è morto sulla croce per loro.
Come non ama i molossi mentali, quelli con mole di pensieri fissi, buoi trugni e grugni. Non sono elastici. Conosco uno che fa vedere “Amici miei” ai figli per insegnargli la vita.
Altri vanno a pile. Se non gli dai il mangime si fermano.
Altri fanno tutto da lontano, disdicono il loro matrimonio con un sms.
Altri sono mimetizzati, come i pulitori dell’acquario, non si vedono e, in genere, fanno lavori massacranti.
Altri sono dei tabaccai, simpatici come sabbia nelle mutande: eseguono solo.
I peggiori sono quelli molli, sempre arrendevoli, buoni buoni. Poi un giorno si svegliano e diventano irriducibili.
Ma hanno tutti un denominatore comune: dormono nel burrone.
Avete presente Gramsci, il filosofo? Ebbene lui sosteneva che siamo tutti filosofi, perché la filosofia è solo una visione del mondo, ma si può? Ti faccio vedere la pugliese e vedi che visione del mondo ha! Il vuoto. I filosofi professionisti, diceva, sono solo più ordinati degli altri. Ma va là?
Croce, più snob, invece parlava di conoscenza intuitiva, diversa dalla conoscenza logica. Il Benedetto pone solo una condizione per fare arte: devi esprimerla, ragazzo. Quindi, miei proni, se provi delle emozioni grandiose, dei sentimenti profondi e non le rinchiudi nella Forma, non esistono. Sono paccottiglia, sono robaccia che va e viene nella tua testa e tutto ciò non raggiungerà nessuno, neanche te stesso, non saprai di provare e con quella roba non potrai farci nulla. Ma la Forma, lo Stile, l’Espressione ha le sue dure leggi e tutto meravigliosamente si complica: che credevi, ragazzo, che fosse facile?
*per maggior realismo.
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