Eravamo Tutti Belli
“Dove sarà la Guglielmina?
Dove sarà la Guglielmina?
Quando mia sorella l’invitò
e andai ad aprire la porta
entrò il sole, entrarono le stelle,
entrarono due trecce di grano
e due occhi interminabili.
Io avevo quindici anni
ed ero orgogliosamente oscuro,
magrolino, snello e aggrottato,
funereo e cerimonioso:
io vivevo con i ragni,
inumidito dal bosco,
conosciuto dai coleotteri
e dalle api tricolori,
io dormivo con le pernici
sprofondato sotto la menta.
Allora entrò la Guglielmina
con due bagliori azzurri
che mi trafissero i capelli
e m’inchiodarono come spade
contro i muri dell’inverno.
Tutto questo avvenne a Temuco
laggiù nel Sud, alla frontiera.
Sono trascorsi lenti gli anni.
Il mio cuore ha camminato
con intrasferibili scarpe:
non ebbi tregua dove rimasi:
dove colpii mi colpirono.
E poi e poi e poi e poi
com’è lungo narrare le cose.
Non ho più voglia di aggiungere.
Venni a vivere in questo mondo.
Dove sarà la Guglielmina?”
(da P.Neruda “Poesie” trad. it.Puccini)
ERAVAMO TUTTI BELLI
(e alcuni lo sono ancora)
Certo che sono stata bambina, ma un bel giorno ho lasciato la mia casa e con un fagottino misero di esperienze sono andata nel mondo.
Si ritorna, prima o poi, a trovare i vecchi. Con l’auto che s’infila verso le strade del paese come se precipitasse in un imbuto. E i parenti in genere non fanno nulla per trattenerci, anzi ci sollecitano a non far tardi.
Una casa ci vuole dentro, anche solo per il gusto d’andarsene via.
A Milano a studiare non avevo la sicurezza della gente di città: “Tu non sei di qui, vero?” Quando me lo chiedevano capivo che non avrei mai azzerato la distanza tra me e loro.
Ma neanche a casa avrei potuto ritornare.
Lontano ho fatto un sacco di cose: soldi, libri, figli… ma, davvero, non si può ritornare a vantarsi con nessuno. Per tutti rimango la figlia strana dell’Aldo e della Franca, quella che da piccola ringhiava. Mi è sempre piaciuto lottare, dover vincere una resistenza, la dolcezza mi deprimeva. Ora l’apprezzo, quella vera che è allegra e leggera, anzi i ruoli si sono invertiti: la dolcezza che c’è in voi diventa mia e vi lascio l’aggressività. Un tempo era necessaria per non farmi divorare, ora basta solo un po’ di stima e humour.
Ma per i parenti resto una bestiolina proveniente da chissà quale mondo. E hanno ragione: allora mi addormentavo con un unico pensiero: Domani faccio vedere a tutti chi sono!
Ora sono decongestionata o, se preferite, galleggio, la vita ha una fatalità superiore, una pace, sotto, infinita, oceanica e organica, una grande indolenza segue l’onda della gloria dell’universo, dondolo sull’onda dell’esistenza.
Diverso, molto diverso dalla rassegnazione dalla rassegnazione dell’eunuco vinto o di un ammogliato moscio.
Perché, amici, la rassegnazione può essere davvero cattiva. Tira giù. I vostri parenti infelici vorranno tirarvi giù. Useranno il giudizio. Magari useranno come materiale quello che hanno visto in te da bambino. Tutto sarà usato contro di te.
Io ho due parentastri e cuginastri così. Sono due e per niente spassosi. Sembrano due che hanno sulle spalle una parte dell’universo e devono ancora andare a prendere il resto. Benché scialbi e un tantino gobbi, quando sono davanti a loro sono davanti all’Alta Corte. E loro hanno con me l’indifferenza malinconica degli onnipotenti, coscienziosamente pazienti davanti alla parente povera. Sono troppo provinciali per riuscire a dire: ” Piccola bastardina, il tempo è una derrata troppo preziosa per sprecarla con te, ogni nostro secondo ha un valore cifrabile.” Ma lo vorrebbero fare. Sono due samuelologi, esperti in desamuelizzazione.
Ditemi, per pietà, cosa devo fare per piacervi? Cosa cosa risponderebbero.
Non c’è modo di riuscirvi utile, gradita, sopportata? Potrei dire a loro un’infinità di parole soavi, fiori sparsi intorno come al Corpus Domini.
Invece io sto al loro gioco. Li saluto con un bel sorriso umile e contento da cane. E poi li ascolto come un contadino che si presenta per l’attestato di scuola elementare. Schiaccio il pulsante dell’ossequio e lo schermo della loro faccia s’illumina: detestano i tipi svegli perché smontano la loro credibilità nel loro ambiente di ingenui. Nella loro famiglia il loro regno è dittatoriale, saranno deposti solo quando si beccheranno un Ictus.
Tiranni nel loro piccolo mondo, ma che se avessero il potere di condurre un popolo, credetemi fratelli, saremmo tutti col passo cadenzato, castrati, dissanguati.
Parlano solo in dialetto, ma tossiscono nella mano a cornetto.
Due racchi, credetemi.
Quando mi parlano hanno le labbra rovesciate come il lupo di montagna quando scorge la pecorella. Ma per loro la bestia sono io.
Infatti sono convinti di essere di razza diversa e sbaglierò ma sono sicura che più ci si allontana da me e più ci si avvicina alla loro figura, devo aprire una parentesi: uno assomiglia al nostro piccolo re d’Italia che si metteva le mutante alla rovescia cos’ la patta era chiusa e non rischiava di far vedere il coso. L’altro, stinto, gote, capelli e bocca cornosi come humburger sovrapposti, me lo ricordo sempre pieno di paramenti, alamari, galloni d’oro, spalline zizì, zum zum-làlà, in un circo di stendardi, gagliardetti, sciabole, baionette…
Sono talemente scorfani che tutti voi sembrereste belli come angeli su vetrate del XV secolo. Lo dice il corpo umani: Più è gradevole e più racconta la nostra felicità. Siamo respondabili della faccia che abbiamo dopo una certa età. Se un vecchio è un vecchio bello, credetemi è anche una persona bella. Se un vecchio è un mostro, credetemi, lo è e basta, dentro e fuori.
Io per esempio: se prendiamo quelle della mia età, non rifatte, senza punturine di botulino o acidi vari (ialuronico), senza trucchi permanenti, senza lifting e consideriamo che piccolo è meglio, ecco io ho una dignità estetica, sono Ri-go-ro-sa-mente, e peso le parole, ar-mo-ni-ca, che è come avere la cosa giusta al posto giusto. Ogni cosa te l’aspetti proprio così e proprio lì.
La Grazia resiste anche agli anni. Spiegazione due punti: puoi essere una che, come la Tour Eiffel, tutta sbullonata, ma sei, lo stesso, una meraviglia.
Per i commenti: samuelasalvotti@gmail.com
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