Greggi Umani II

Ve l’ho detto, non mi interesso di problemi sociali, si aprono dibattiti troppo astratti, la politica è per me un parlare a vuoto, tutti mi sembrano come i presidenti della repubblica a fine anno o, se preferite, come il papa tutti i giorni: tutti a pesca di cozze con una lunga canna. Mi porto dietro tutti i difetti del mondo, in più, se permettete, una qualità: sono concreta. (Più concreta che pratica.*)

Ma oggi sul giornale ho appoggiato il mio sguardo scintillante di una rara forma d’intelligenza e ho trovato ancora, ancora, ancora l’enorme notizia della pandemia.

Forse in Russia è morto uno di questa nuova influenza, forse no, dipende: il Governo dice no, la Sanità dice sì.

Ho lasciato ricadere i miei sei chili di testa sul giornale. Ma ci prenderanno in giro, topolini?

Nel mondo, ogni anno muoiono due milioni di bambini per diarrea, tra l’altro guarirebbero con un rimedio che costa esattamente 25 centesimi.

La polmonite e molte altre malattie curabili con vaccini economici, provocano la morte di 10 milioni di persone ogni anno.

Vi ricordate l’influenza dei polli? I notiziari mondiali ci inondarono di notizie. Non si parlava d’altro, nonostante questa influenza causò la morte di 250 persone in 10 anni.

25 morti l’anno!

L’influenza comune, uccide ogni anno mezzo milione di persone nel mondo.

Mezzo milione, contro 25.

E quindi perché c’è stato un così grande allarme?

Perché dietro questi polli c’era un grande gallo, fratelli!

La casa farmaceutica internazionale Roche con il suo famoso Tamiflu, vendette milioni di dosi ai paesi asiatici ai tempi!

Se dietro l’influenza dei polli c’era un grande gallo, non sarà che dietro l’influenza suina ci sia un grande porco? Napoléon e/o Palla di Neve, un oratore e/o un organizzatore come nella Fattoria di Orwell?

Ci sono un miliardo di giovani al mondo e si dividono in due tipologie: quelli che hanno dilatato la testicolaria e quelli che hanno dilatato la testoneria, elefantiasi che fanno un po’ di confuso e triste disordine.

Ho una formidabile repulsione per entrambi, gli uni troppo materiali, gli altri troppo teorici, sia chi ha un apparecchio genitale da lunga gittata, quelli, cioè che si soppesano a due mani come fossero pescatori fortunati, giusto per il gusto e secondo i gusti di una balena o un ippopotamo e sia per i testoloni che hanno una lavatrice sul collo, che ponderano superbamente sul sesso degli angeli. Naturalmente il vero mostro sono io, dato che gioca a mio sfavore la legge dei numeri.

La carovana del bestiame umano cammina come un sinistro gregge, (bella frase, vero? Altro che gigante! Sono un’obesa della letteratura!), e l’unica che fa mostra di sangue freddo in questa marmellata di passivo pessimismo è la vostra tipa, Signori! All’altezza delle sue pubbliche manifestazioni di trionfi e glorie, solennemente sontuose, sontuosamente solenni nella pompa di uno sfarzoso sfoggio di boria, ma lucida da far venire una colica ad un computer, lei, sapete cosa? Pensa.

Non siete abbonati a Focus-storia, cari Signori? Male. Capireste che tutti noi camminiamo sempre per corridoi che si incrociano con altri corridoi, come gli affluenti che si gettano nel Po. Il Po, si sa, nasce nel Monviso, dove passa tutta la sua infanzia, poi finisce fino all’ultima goccia in un mare sordido di qualunquismo, come direbbe l’omino della Crusca, che, se scrivo io una onomatopeica come “ahi”, pronuncio una sola sillaba concentrata, lui la annacquerebbe in undici: “aaaaaaaahiiiiiiii” (tra l’altro leggo critiche letterarie, come quello della Bellonci, traballanti come ubriaconi all’alba, su autori compiti ed eleganti che solo le nubili leggerebbero, nessuno della critica letteraria apprezza chi scrive forte e fiero, nessuno di loro salverebbe per esempio una Nothomb). Ma non voglio divagare, che ho lettori sul fuoco.

Penso, dicevo, penso che abbiamo tutto lo scibile con internet, sappiamo tutto di tutto e di tutti! Ma i pochi signori che comandano non devono far nulla per fermarci, perché sanno che noi non faremo nulla. Un miliardo di giovani non fanno nulla, un miliardo di pecore orweliane, è la generazione invisibile, la generazione rassegnata, che subisce, spenta, smagnetizzata.

Ci sorvegliano come una mamma, ci vedono come io vedo te e anche un po’ meglio, tutto quello che scrivete su facebook è letto e visto, ogni spostamento è monitorizzato. Non solo, sanno anche cosa farete, nei minimi particolari: sanno che entrerete in un autogrill, che dopo la pipì, prenderete un panino con la cotoletta e una birra, che poi uscirete e prenderete una multa dal tutor e farete la spesa di 96 euro con il bancomat. Shakespeare diceva che ci sono cose tra cielo e terra che noi neppure immaginiamo, io so cos’è: il grande master che vi porta al guinzaglio, cagnolini.

Quando accendi la televisione, essa si stappa e dal buco esce un gas velenoso. Se dipendesse da me quando una nonna accende la tivù, uscirebbe un urlo: “Rientra nelle tue stanze, allarme gas!” Buttategli anche sopra la vostra giacca per sicurezza! Dio quanti quiz!, tra cartiigieniche e colla per dentiere! Quando è morto quell’omino con l’incotonatura che mi insegue dall’infanzia, era come quando è morto papa Wojtyla, stessa emozione per il pubblico in sala/a casa, un ritrovo di rospi sul quale è passato un rullo compressore, è lo stesso per molti far santo Mike o dare il premio alla carriera a Carol, credetemi!

Ma voi mi domanderete, allora che fare? La risposta viene immediatamente, amico. Ricordi quanto dura un secondo? Ecco all’interno di un secondo ti dirò qualcosa di concreto, e sarà così facile, semplie e davvero concreto che se parlassi tu non aggiungeresti nulla al mio intemerato in-tendere, che, in-tensione, volge verso un’in-tenzionalità o, se preferite, perfettamente in-tento a raggiungere un in-tenso termine. Basta pensare per essere serviti, in questa casa.

La più concreta cosa che si possa fare è, primo, leggere “La fattoria degli animali” di George con occhi ironici e cinici, perché, davvero amici, ci siamo dentro tutti. E poi spegnere la tivù e uscire a parlare con la gente. Se non avete nessuno al mondo con cui parlare, venite da me.

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